La società pallavolo Volley Club Trieste nasce nell’ormai lontano 1976 per la ferma volontà di un gruppo di giocatori della squadra di pallavolo del circolo aziendale della Grandi Motori Trieste (G.M.T.), società che in quell’anno decise di abbandonare la pallavolo, pur avendo il diritto sportivo per il campionato nazionale di serie B. La G.M.T. era l’erede diretta della più gloriosa squadra del C.R.D.A. (Cantieri Riuniti Dell’Adriatico), fondata nel 1946, che vantava al suo attivo diversi campionati di serie A e la convocazione di numerosi suoi atleti nelle squadre nazionali. Ma quelli erano i tempi “eroici” della pallavolo – nel 1976 quello sport era già molto diverso.
Si giocava ormai totalmente al coperto dopo che per anni si era giocato prevalentemente su campi all’aperto), con una diffusione a livello nazionale molto capillare, dopo un inizio molto difficile (la Federazione Italiana Pallavolo nasce appunto nel 1946) e limitato territorialmente all’Emilia, alla Liguria e al Friuli Venezia Giulia.
Nel 1976 la pallavolo era già popolare e lo sarebbe stata ancor più due anni dopo, quando la squadra italiana conquistò il secondo posto ai Campionati Mondiali di Roma (i “vecchi” di questo sport ricordano le prime telecronache in diretta sulla Rai e il fantastico film documentario sui quei campionati mondiali “Il gabbiano d’argento”).
Ma perché nel 1976 un manipolo di una decina di giocatori decise di “scendere in campo” anche nelle vesti di fondatori, dirigenti e auto finanziatori della propria squadra?
Le motivazioni erano tante: la voglia di stare assieme, l’amicizia, la certezza di riuscire a divertirsi giocando, ma soprattutto la grande, grandissima passione per questo sport, che quando ti prende ti prende per la vita, come un innamoramento forsennato che ti accompagna in ogni giornata.
Chi erano questi pazzi e incoscienti?
Il nucleo storico del Volley Club era rappresentato da Roby Matteucci, Roby Bravin, Cece Rovatti e Rudi Unterweger (con la moglie Antonella, presidente della società dal 1998 al 2013) ai quali si era aggiunto l’ex dirigente della G.M.T. Giorgio Caldarulo, che fu anche il primo presidente della società, e l’indimenticabile amico fraterno Paolo Matteucci, che ci è sempre stato vicino. La prima sede? Una soffitta di via Mazzini. Le maglie? Nere con bordi bianchi. Si erano scelti i colori sociali bianco-neri perché le maglie di quei colori erano le meno costose. I primi palloni? Quelli rimasti dalla G.M.T., da loro richiesti e mai restituiti. La palestra? La mitica “Zandonai” (cioè la palestra della scuola Rossetti a San Sabba). L’allenatore? A turno uno di loro. I soldi per partecipare al campionato, 800.000 lire raccolte tra parenti e amici e il resto di tasca propria, così come è successo sempre per i successivi trent’anni e più.
Dal 1976 in poi la squadra ha partecipato a diversi campionati di serie B e C1, all’epoca campionato nazionale e numerosi sono stati i giocatori che negli anni hanno fatto parte della squadra. Ricordarli tutti è molto difficile, ma qualcuno sì: Aldo Frison, Donatelli, Polenghi (tutti provenienti dalla disciolta Libertas), Di Bin, Claudio Venturi, l’amico Piero Simoniti e poi per un anno Walter Veljak e, molto più in là, anche un anno con Giorgio Manzin giocatore-allenatore e un paio d’anni con Gianni Carlovatti come allenatore: un grande tecnico, ma soprattutto un grande amico.
Nel 1978 la società si allarga avviando le attività giovanili, prima soltanto femminili, poi anche maschili. Nel 1984 la creazione del Centro di avviamento allo sport presso la Zandonai.
La squadra maggiore ha partecipato, come detto, a diversi campionati nazionali, almeno finché è stato possibile tecnicamente e finanziariamente. Poi un anno la decisione di chiudere l’attività maggiore, un tentativo malamente riuscito di fusione con la Libertas Rozzol di Roberto Miserocchi e Fast e l’anno successivo la ripresa con la disputa del campionato di prima divisione, vinto con una sola sconfitta.
Da allora, campionati provinciali e regionali, giovanili, maschili e femminili.
Negli anni Duemila, si sono distinti in panchina Rudi Unterweger, Andrea Carbone (tecnico a lungo nel giro della nazionale pre-juniores) e Roby Matteucci (protagonisti delle promozioni dalla D alla C degli anni 2003, 2008, 2010 e 2014), Matteo Unterweger, artefice di tre promozioni dalla prima divisione in serie D e Giuseppe Cutuli, palleggiatore approdato al Volley Club nel 2004 dopo l’esperienza Adriavolley e più recentemente allenatore della prima squadra in serie C. Ma poi tanti tanti altri atleti che hanno fatto un po’ di storia della pallavolo a Trieste.
Per il Volley Club Trieste sono transitati oltre ottocento tra atleti e atlete, in questi anni.
Molti si sono persi per strada o hanno scelto altre vie sportive o di vita, ma tanti, tantissimi sono rimasti appassionati di pallavolo o hanno continuato a operare in altre società nate direttamente o indirettamente proprio dal Volley Club (come la Pallavolo Trieste, diretta discendente della Vecchia pallavolo Trieste, costituita proprio da un gruppo di amici usciti dal Volley Club – Fabio Sattler, Enzo Spinelli, Raffy Morvay – o come il Club Altura dell’ex Volley Maurizio Zamarini).
In quasi quarant’anni tanto è stato seminato, con qualche successo anche sportivo: la Coppa Regione FVG 2016, una Coppa Trieste, diversi piazzamenti nei campionati giovanili, quattro prime divisioni vinte e una persa all’ultima giornata, promozioni nel settore femminile (ultima quella in Serie C della squadra guidata da Andrea Stefini nel 2019), quattro promozioni ai play off dalla serie D alla serie C, un secondo posto in Under 20 regionale, un primo posto a pari merito in Under 17, tanti giocatori delle giovanili forniti alle rappresentative provinciali e regionali.
E oggi?
Grazie al prezioso contributo di molti e molte, tutti accomunati dalla passione per il nostro sport, l’attività dell’Associazione si è allargata tanto, fino a gestire cinque squadre seniores e due juniores, tra settore maschile e femminile, e diversi gruppi amatoriali.
Sono state instaurate felici collaborazioni con le maggiori realtà della pallavolo locale, con l’idea di operare un progressivo ricambio con giovani leve e di offrire l’opportunità di giocare a una vasta comunità di atleti ed atlete.
E’ poco, è tanto?
In amore non si conta, non si misura, non si pesa.
E quello del Volley Club Trieste è prima di tutto un amore totale per lo sport più bello del mondo: la pallavolo! E continuerà ancora così…
Da 1 a 10 me gavè cagà MENO 50. Qualcossa go fatto anche mi. ORLANDINA
Mi associo a Tullio, mio compagno di squadra con Matteucci, Unterweger, Rovatti, Venturi, Simonitti, Bravin ed altri.
Mi ha colpito non vedermi poichè possiedo numerosi articoli di giornale che decantavano le potenti bordate e i muri di Giorgio Trost
E Pippan (padre allenatore e figlio giocatore) ? E Fogato, Cedolini, Mucchino (Kin-Kong) ? Ma forse si trattava del glorioso C.R.D.A.
Che bello anche go fato parte del gruppo ciao a tutti.
Rudi ciama 3337284386
Fabio Bona
non ho mai letto questa pagina di pallavolo e mi sono un po’ commosso a rileggere i nomi di tanti amici (alcuni non più presenti). Tanti sono stati dimenticati ma aver fatto parte di questo gruppo è stato davvero bello.
Go scoperto ogi che esisti sto sito.
Per Orlandina: l’unica roba che te ga fato de bon se vinzer la gara de “magnatapo”
Per Iure Trost: quando mai te ga becà qualcosa a muro
Comunque xchè nisun ga scrito de Cagà e Esca ??
Verzo un dibatito: iera meio quel de bronzino o de puzzola ?
P.S. RIP Tegolina